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Tag Archives: elezioni

“E’ evidente che la gente è poco seria quando parla di destra e sinistra”

In un Paese fatto di “santi, poeti, navigatori, allenatori di calcio e presidenti del Consiglio”, ogni giorno un “cittadino semplice” si sveglia e attraverso tutti i canali comunicativi a sua disposizione, Facebook, Twitter, LiknedIn, WhatsApp, segnali di fumo, piccioni viaggiatori e aerei con messaggi di berlusconiana e cettolaqualunquiana memoria, comunica al mondo la sua formazione politica e si colloca in un gruppo, per distinguersi o uniformarsi, dipende dai punti di vista.

I forzaitalianini, non più pidiellini (distinzione obbligatoria dopo la scissione del PDL), vestono bene: gli uomini in giacca, cravatta e mocassini; le donne – post buonga-bunga – in abitini bon ton per dimostrare che oltre le gambe c’è…lo shatush. Tutti i fan di B hanno spiccato accento milanese, anche se sono nati e cresciuti a Ladispoli; amano un solo ed unico Dio fatto di phard e parrucchino; “vedono la gente comunista”, “vedono la magistratura comunista”, “vedono i giornalisti comunisti”, “vedono i comunisti” e non amano le intercettazioni. I forzaitalianini hanno l’hobby dell’ornitologia: i volatili preferiti sono falchi, papagalli e colombe.

I grillini, nuova specie di elettori italiani, vestono un po’ come vogliono, spesso casual e vanno dal parrucchiere solo e dopo se uno dei due capi capissimi permette loro di farlo, cosa che succede a scadenza decennale. I “cittadini attivi”, non hanno una fede politica ma credono in una religione politeista con a capo un essere mitologico a due teste. I grillini vedono “comblotti” ovunque; combattono la ka$ta; temono le scie chimiche. Sono attenti alle pari opportunità: lottano per i diritti delle sirene, creature marine affascinanti e per i microchip bene comune. Ogni “cittadino attivo” ha una speciale abilità: sa come alternare i punti esclamativi al numero 1, per dare più enfasi ai concetti espressi. L’uso di tutti i social network è alla base della religione grillina.

Infine ci sono i piddini, sempre giovani, guardano alla Obama Style (oh yheaa) per il loro outfit quotidiano, fatto di maniche arrotolate e pantaloni classici o adottano un look dandy, capelli in ordine, riga al lato e mai abiti dai colori troppo forti. Nessun piddino è radical chic, significherebbe essere troppo di sinistra e loro invece, con la faccia da bravi ragazzi, cercano d’essere moderati: di sinistra ma non troppo, di cambiamento ma non troppo, giovani ma non troppo, schierati ma non troppo. Non hanno un unico leader ma tanti, anche troppi e tutto è deciso così democraticamente che fanno scegliere la sorte del proprio partito ad altri

Le idee non hanno sesso

In Puglia, per tutto il 2012, per iniziativa popolare, attraverso diversi eventi ed i soliti banchetti nelle piazze, si sono raccolte le firme per portare in Consiglio regionale la Proposta di Legge ’50 e 50′, che avrebbe garantito la parità numerica delle candidature, in ordine alternato, in tutti gli appuntamenti elettorali. Il primo articolo obbligava i partiti a creare liste composte per il 50 per cento di uomini e il restante 50 di donne. Il secondo invece, garantiva la doppia preferenza al momento del voto.

Il 27 novembre scorso la legge è stata bocciata con voto segreto dal Consiglio regionale che, di fatto, ha ignorato le 30.000 firme raccolte.

Nel corso dei mesi, più volte ho avuto occasione di firmare l’iniziativa ma mi sono sempre rifiutata di farlo. Costringere gli elettori a votare una donna solo perché è tale non aiuta il mondo femminile a trovare la tanto agognata “parità dei sessi”. Come donna devo e voglio essere votata solo sulla base delle mie idee, del mio operato, delle mie capacità.

Le idee non hanno sesso, la capacità non ha sesso e se devo ottenere il consenso non voglio assolutamente averlo solo perchè sono donna. Non sono un panda, una specie in via di estinzione, sono un essere umano pensante e voglio giocare alla pari. Credo che la vera rivoluzione sia proprio questa: riuscire ad essere presa in considerazione per quello che sono, punto. Se continuiamo a pensare a leggi che tutelano la presenza delle donne in politica o impongono (le quote rosa) le donne in incarichi istituzionali, non stimoleremo mai una vera presa di coscienza della triste situazione femminile nell’ambito pubblico. Conosco molto bene le realtà delle amministrazioni comunali e le donne assessore sono rarissime. Quando ci sono poi, vengono poco sentite e considerate. Bene, iniziamo noi per prime ad avere un atteggiamento meno da vittima, scardiniamo dal basso determinati meccanismi ma non perchè c’è una legge che lo regola e lo impone, ma perchè abbiamo una dignità e delle capacità.