Prima del 2012, per me Lucio Dalla era uno dei tanti bravissimi cantautori italiani ma non ero una sua fan. Non conoscevo tutte le sue canzoni a memoria o ascoltavo spesso i suoi brani. Avevo lasciato quel ruolo a mia sorella. Ricordo ancora che, in quella prima settimana di Marzo, abbiamo ascoltato Dalla per intere giornate, tutti i giorni ed ogni canzone iniziava e finiva con Aurelia che diceva: come faremo senza altre sue canzoni!

Vidi i funerali di Dalla in televisione, ma non per mio spiccato interesse ma un po’ per curiosità e un po’ perchè mia madre e mia sorella erano davanti la tv. Vedevo una piazza, dei colli lontani e dei portici come cartoline di un luogo a me sconosciuto e che forse, un giorno, avrei visitato da turista (mia sorella per anni mi ha detto “Bologna è la città giusta per te” ed io ogni volta le rispondevo “ma non so…Bari è la mia città, però un giorno ci andiamo”).

Mentre vedevo quelle immagini pensai ad un ragazzo, un certo Lorenzo di Bologna, mi dissi “chissà dove sarà, chissà se è anche lui in mezzo a quella folla o come me è davanti la televisione, a guardare la sua città dall’alto”. Ricordo di aver mandato un messaggio a quel “Lorenzo di Bologna” e d’aver scoperto che non era in piazza Maggiore, non era davanti la tv ma stava comunque guardando Bologna dall’alto; la guardava da San Luca, si era fermato prima di un giro in moto tra i colli bolognesi.

A Marzo 2012, non avrei mai pensato che dopo pochi mesi Bologna, Lucio Dalla e quel Lorenzo in giro con la moto per i colli, sarebbero diventati a me così tanto familiari che avrei iniziato a vivere tra Ba e Bo.