I giochi on-line non fanno per me. Mi distraggo. La grafica colorata, sempre in movimento, con scritte che compaiono qua e là per darmi consigli, spronarmi o ricordarmi quanto sono incapace, non migliorano le mie prestazioni.

Da pochi giorni sono entrata nell’affollato mondo di Ruzzle, il “nuovo” gioco che, può farti sentire out, se non sei dentro la community di sfidanti e sfidati. L’esordio, per mantenere viva la tradizione, è stato disastroso. Nell’ambiente ruzzleliano, le mie performance catastrofiche, sono così famose che, alcuni, mi sfidano per il sadico piacere di vedermi “sconfitta”, optando però (spezzo una lancia a mio favore), per il “mi piace vincere facile ponzipopopopoo”. Nella disperazione da risultato, ho anche cercato di formare parole in latino o termini che neanche all’Accademia della Crusca usano più. Lo so, sono poco giovane e molto classica ma una cosa è certa: riesco a far punti solo quando, con scarsa consapevolezza, unisco lettere a caso, formando termini dal dubbio significato ma previsti (chissà perché) dal vocabolario-Ruzzle.

Ruzzle, non è l’unico gioco on-line a cui mi sono dedicata. In principio c’è stato Farmville: il gioco che ha fatto sentire tutti dei piccoli allevatori e agricoltori. Farmville, per la sua ambientazione bucolica (il riferimento colto, cerco di trovarlo sempre, nobilita il mio fancazzismo), per un po’ mi è anche piaciuto: con la mia salopettina annaffiavo l’orticello biologico (non potevo avere un orto contaminato da pesticidi); raccoglievo l’erbaccia; controllavo le galline e davo loro da mangiare. Piantavo meravigliosi finti alberi di limoni, ciliegie e mele, disponendoli in modo che, i colori dei frutti, fossero complementari tra loro e visitavo quotidianamente i miei vicini di masseria (sono una brava padrona di casa e le regole del bon-ton cerco di seguirle anche nel virtuale). Ricordo che, a Natale, acquistai un bellissimo e maestoso abete, piazzandolo al centro dell’orto, con luci e neve finta (non che il resto fosse vero). Tutto procedeva per il verso giusto, l’azienda era in forte espansione, quando, la situazione mi sfuggì di mano: avevo una masseria troppo grande, non potevo farcela da sola. Con il tempo i maialini e le mucche presero il sopravvento ed iniziarono a riprodursi senza i miei comandi. Giuro d’aver visto, per qualche strana combinazione grafica, maialini e mucche in posizioni che non lasciavano nulla al caso (all’epoca, mia sorella disse, che non poteva che capitare a me una cosa simile). I frutti iniziarono a marcire sugli alberi e le piantine dell’orticello ad appassire…io iniziai a trascurarmi e la bella e linda salopette divenne uno straccio.

La mia esperienza a Farmiville finì con la creazione involontaria della “masseria degli orrori”.

Credo di non essermi ancora ripresa dal trauma da fallimento Farmville, ecco perché non riesco a vivermi con serenità la realtà virtuale ludica.