Ogni anno, con l’arrivo dell’inverno, centinaia di piumoni migrano dal caldo Sud al freddo Nord.

Le destinazioni sono le più disparate ma gli arrivi sono uguali. Tutti i piumoni vengono accolti con calda gioia e morbidi abbracci.

Risalgono la penisola italiana, stretti sottovuoto, per stare nella valigia posizionata nella stiva dell’aereo o siedono accanto alla propria compagna di viaggio, sul sedile della macchina o del treno; quasi sempre i piumoni si accompagnano a donne. Raramente prendono il traghetto, soffrono il mal di mare e temono l’umidità.

Sembra paradossale che donne del Sud, poco abituate al freddo, quello vero, quello nordico che ti entra nelle ossa, siano esperte di piumoni tanto da mandarli in giro per tutto il Nord dell’Italia con orgoglio.

Invece, la donna del Sud, mamma, sorella, amica, fidanzata, nonna, zia, riesce con dovizia di dettagli e grande abilità tecnica, a scegliere il piumone giusto, quello che renderà le notti settentrionali calde e darà l’idea d’essere ancora su una spiaggia assolata della Sicilia, oppure davanti al meraviglioso paesaggio della costiera amalfitana o all’ombra di un ulivo secolare.

Ci sono alcuni piumoni che vanno per poi tornare, altri invece decidono di trasferirsi nella nuova casa e iniziano ad utilizzare l’articolo determinativo davanti ai nomi propri – vezzo tutto  nordico – per sentirsi più integrati. Così il piumone inizierà a farsi chiamare “il Piumone”  ma di notte, mentre è intendo a riscaldare, sognerà di tornare ad essere solo e soltanto “piumone”.

Adesso che ci penso, anch’io devo far migrare un piumone; c’è un letto al centro di Bologna che aspetta di ospitarlo. Quel letto ed il mio piumone hanno molti aneddoti da raccontarsi e storie di tortellini ed orecchiette da inventare.