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Category: Ma cos’è la destra cos’è la sinistra

In morte di Licio Gelli

Un anno fa esultavamo, sbagliando, per la morte di un uomo.
Un anno fa, è stato sbagliato, esultare per la morte di Licio Gelli.
Un anno fa esultavamo, sbagliando, per qualcosa che non finirà mai.

Il “metodo Gelli” lentamente e costantemente, e’ riuscito a strisciare tra le generazioni; si è intrufolato, radicandosi, nei corridoi dei Palazzi sacri, profani e tra le piccole stanze.

È arrivato, attraverso il tubo catodico, nei nostri salotti “buoni” di casa, tra l’odore della cena e la stanchezza di una giornata di lavoro sulle spalle, abbagliandoci con musichette, paillettes e lustrini.

Noi, abbiamo fatto finta di rimanerne colpiti, indignati, preoccupati ma non l’abbiamo combattuto (come potevamo? o meglio: potevamo?).

Abbiamo imparato a riconoscerlo e riconoscerci, a renderlo nostro modello di vita, camuffandolo col solito stanco “questa è l’Italia”.

Licio Gelli non è morto, altrimenti saremmo morti anche noi.

Se fossi Agnese

Se stanotte fossi stata Agnese, avrei abbracciato Matteo, lontano dalle telecamere, dai giornalisti.
Lontano dalla politica e dalle grandi stanze delle decisioni.

L’avrei stretto forte a me, appoggiando la mia testa al suo petto per ascoltare il battito del cuore e, senza guardarlo, avrei detto “Sì…ti amo anch’io”.

Ti amo perché mi hai voluta accanto durante il momento più difficile e complicato della tua carriera politica.
Hai voluto che fossi io la tua forza, il tuo futuro, il tuo punto fermo.

Ti amo per la leggera, vera e umana inflessione della voce avuta mentre parlavi dei tuoi figli…dei nostri figli.

Ho iniziato ad amarti di più quando, davanti a tutta l’Italia e al mondo intero, mi hai ringraziato per i mille giorni di rinunce e sopportazioni, voltandoti e guardandomi negli occhi. Hai guardato me. Hai ringraziato me.
Mi hai detto molto più di quello che c’era scritto sui fogli bianchi e diplomatici tra le tue mani.
Mi hai dato un ruolo proprio ora che non dovevo stringere mani e sorridere ai fotografi in splendidi abiti griffati.
Io non sono di rappresentanza.
Sono parte della tua vita.

Ti amo perché hai detto forte e chiaro che non sono solo un ombra alle tue spalle ma sono la tua Donna, che ci sono stata e ci sarò.

Ti amo perché in quel momento, il politico perdeva, l’uomo…il mio uomo, vinceva e lo faceva dimostrandosi veramente vero, per la prima volta e per pochi secondi, in diretta nazionale.

Lettera alla Ministra Lorenzin

Cara Ministra Lorenzin,
sono donna, etero, tra qualche giorno spegnerò 37 candeline e non ho ancora al mio attivo una gravidanza.

Le confesso che, fino allo scorso anno, non ho mai pensato alla maternità; il mio istinto materno è arrivato con una velocità degna di un bradipo e ancora oggi funziona ad intermittenza.

Non creda che non senta il ticchettio dell’orologio biologico dirmi “la menopausa è sempre più vicinaaaa…la tua ora sta arrivandooo…procreaaa…procreaaa …” (lo legga con voce da sirena, ai miei ovuli piace parlare così); tuttavia, nonostante le pressioni degli ovuli e di chi, puntualmente, mi vede come una donna a metà solo perché non sono mamma, non voglio mettermi fretta.

Pensa che sia perché a quasi 40 anni non ho ancora un lavoro degno di questo nome?
Pensa che sia perché non ho trovato il partner giusto?
Pensa che sia per una qualche forma di egoismo?

Naaaa…la realtà è molto più semplice: non mi sono riprodotta e, non so se accadrà mai, per scelta e amore.

Sì…per scelta e amore non ho messo al mondo una persona quando poteva essere il momento giusto per la mia fertilità, ma non per me o per la creatura che sarebbe arrivata. ( Notiziona: i compagni che ho avuto accanto l’hanno sempre pensata come me, perché come le ho detto, non si tratta di egoismo e la fertilità femminile è anche una questione maschile).

Per scelta e per amore molte altre donne vorrebbero diventare mamme, anche giovani, perché “la bellezza non ha età ma la fertilità sì” ma ahimè in Italia non possono.

Per scelta e per amore, altre ancora vorrebbero adottare, perché l’istinto materno quando c’è non si ferma mica davanti agli ostacoli del corpo.

Cara Ministra, prima di salutarla voglio farle un’altra confessione: se un giorno (non definito) dovessi scegliere di provare ad avere un figlio ma il mio corpo dovesse essere contrario, non mi accanirò con cure che so potrebbero mettere a dura prova la mia salute (fisica e mentale) e il rapporto con il mio compagno di vita.

Adesso la saluto Ministra Lorenzin e la prego di dare un bacio da parte mia anche ai suoi piccoli gemellini: immagino sarà difficile essere una mamma non più giovanissima.

Con affetto buon #fertilityday!

Garibaldi ha fatto l’Italia, Zuckerberg non ha fatto gli italiani

Garibaldi è riuscito nell’impresa di fare l’Italia ma Zuckenberg ed i suoi potenti mezzi, non sono riusciti a fare gli italiani.

Dopo San Gennaro a Sud e Sant’Ambrogio al Nord; il sole da Club Med perenne a Sud e nebbiagrigiocielodiLondra a Nord; Oh Sole miooo al Sud e Oh mia bella madunnina al Nord; non riusciamo ad avere omogeneità neanche nell’uso di Facebook.

Avete messo a confronto le bacheche di Facebook di un meridionale e di un settentrionale? Provate a farlo e noterete come, anche nel virtuale, siamo diversi.

A Sud, l’argomento evergreen e’ la politica. L’uomo e la donna meridionali, hanno la predisposizione al commento politico nel DNA del mouse; forse come tentativo di recuperare decenni di supremazia politica settentrionale. A Nord invece, la politica latita e quando c’è, spesso e’ abbinata al volto perennemente stravolto di Grillo.

A Sud, si fotografano bottiglie ghiacciate di birra Peroni anche il 25 Dicembre; a Nord, se proprio ti va male, fotografi un flutè di qualche bollicina non ben identificata, spacciata per “champagnino”.

A Sud i commenti terminano con il “daje” esclamativo di (centro) sinistra radical-chic; a Nord c’è l’onnipresente TOP, pseudo aggettivo di briatoriana memoria.

La differenza virtual-facebookiana più grande tra Sud e Nord, sta nel fatto che: a Sud ci sono quelli che vivono e postano a Sud; a Nord ci sono quelli che vivono a Nord, postano a Nord ma sono del Sud, parlano del Sud e immaginano di tornare a Sud.

L’amico che nessuno vorrebbe incontrare ovvero perché (secondo me) Matteo Renzi non piace

Ci sono delle categorie di persone che, mettendo da parte ogni perbenismo, nessuno di noi vorrebbe incontrare nella vita.

Ricordate il compagno di classe secchionemanontroppo, furbetto, che correva dall’insegnante a raccontare che quello che accadeva, che alzava sempre la mano durante le interrogazioni, soprattutto quando eravate in difficoltà?

Ricordate l’amico di una vostra vecchia comitiva che, durante le serate trascorse in compagnia davanti a un bicchiere di birra diceva: “ah non ho soldi, ho dimenticato il portafogli a casa… potresti anticiparmeli, domani te li restituisco”, un domani che per voi non è mai arrivato ma che, ha permesso al giovanotto, di campare di rendita per intere settimane, cambiando di serata in serata la vittima sacrificale?

Ricordate il vostro amico, quello che “non preoccuparti passo a prendere io la tua ragazza” e dopo qualche mese la tua ragazza “sai ho una relazione con quel tuo amico che veniva a prendermi”?

Ricordate il collega d’ufficio, quello che decideva di prendere il suo giorno di permesso proprio quando, sarebbe dovuto essere il tuo giorno di permesso e tutti (compreso lui) lo sapevano da settimane?

Bene adesso non dovete più ricordare, non solo sarà il vostro presente ma vi rappresenterà nel mondo e siederà in Parlamento, quel compagno di classe, amico di comitiva, collega di ufficio è: Matteo Renzi.