Lo ammetto sono invidiosa…invidio tutte le donne che d’inverno riescono a mantenere almeno una lontana forma femminile.

Le invidio perche’, con disinvoltura, sfoggiano gonnelline, cappottini, sciarpettine, scarpettine e qualsiasi altro riassunto di indumento, senza mostrare la minima sofferenza per il freddo. Ho potuto fare questa profonda osservazione alla fermata dell’autobus, durante il mio breve (ma intenso), periodo di permanenza nel freddo e nebbioso nord. Puntualmente, accanto a me, compariva una donna: bella, alta, bionda e soprattutto poco vestita. Restava li senza scomporsi un attimo, senza battere i denti e senza sfoggiare il classico naso rosso alla Rudolph

Accanto a questa divinità dominatrice del gelo, c’ero io, essere mitologico, metà donna, metà massa informe di strati e strati di vestiti che, per descriverli, dovrei usare solo termini che finiscono con “one”: sciarpone-cappottone-scarpone. Tutto questo “one” di abbigliamento, ovviamente, non giovava, alla mia già non tanto slanciata figura.

Mi rendo conto che, descritto così, il mio outfit invernale può sembrare esagerato, ma vi assicuro che non lo è; soprattutto se avete la temperatura corporea di una donna meridionale che resiste ai 40° umidi e trova il caldo vento di scirocco, un piacevole venticello estivo che ha, come unica controindicazione, la tendenza a rendere gli esseri umani più nervosi e depressi.

Mentre aspetto che la primavera mi restituisca fattezze umane, vado a tuffarmi in metri e metri di sciarpa e se vedete camminare un gomitolo di lana…beh quella sono io.