Vi confesso che la prima parte della pubblicità di Trivago mi è piaciuta. Lui, lei, un albergo, gli sguardi, in viaggio da soli, tutti gli ingredienti per una storia d’amore lunga più di 30 secondi. Noi donne abbiamo immaginato che, dopo la chiusura delle porte dell’ascensore, il bello, dannato e ricco uomo chiedesse alla bella, acerba e punk donna, di andare a cena insieme. Gli uomini invece, hanno pensato…beh…hanno pensato (punto).

Trivago, abilissima nel capire il potenziale di una storia appena iniziata,  ha pensato bene di dare un sequel a quel flirt. Così, la domanda “come sarà andata a finire?”, trova una risposta nel nuovo spot, che racchiude i best moment della coppia, tutti rigorosamente vissuti in albergo.

Lui sempre bello, dannato e ricco. Lei sempre bella, acerba ma non più punk.

Eh si, se appare evidente che, l’immagine di lui è praticamente immutata, se non addirittura accresciuta di fascino (vedi scena corridoio: lui, con fare alla Ufficiale gentiluomo, accompagna lei, donna innamorata e addormentata, alla stanza d’albergo ormai matrimoniale). L’immagine di lei invece, sembra essere stata “ripulita”: niente piercing, chiodo, borchie o capelli pettinati con le bombe a mano.

Insomma una vera e propria “normalizzazione” di quella donna che, proprio per il suo look bizzarro, aveva fatto sorridere, nell’ormai famoso ascensore, l’uomo misterioso, conosciuto solo attraverso uno scambio di sguardi.

Adesso quindi, riusciamo ad intuire, cosa sia potuto succedere alla fine del primo spot: niente inviti galanti a cena; niente sesso sfrenato ma solo l’inizio di una storia d’amore che, lascia da parte l’anticonformismo e rende, tutta la vicenda, più patinata e vicina alla favola (il capello lungo e la barba finto incolta di lui, non fanno testo se abbinate ad un abito griffato). L’uomo dal generoso conto in banca, incontra per caso la pischella ribelle, un po’ squattrinata e si innamora: Cenerantola docet.

Cosa sarebbe successo se fosse stato lui a cambiare il look?

Lascio agli addetti ai lavori l’ardua sentenza ma vi confesso che, non mi sarebbe dispiaciuto vedere una storia d’amore meno “fiaba style”; più giocata sulle differenze tra due mondi che, si sono incontrati per caso ma si sono piaciuti per volontà.